L’Unità operativa di Ortopedia e Traumatologia sez. II dell’Istituto Clinico S. Anna di Brescia di cui sono Responsabile è rinomata in particolare per l’ottimo livello delle cure proposte in ambito traumatologico grazie all’utilizzo delle più innovative tecniche e tecnologie oggi a disposizione.
Particolare attenzione è rivolta anche alla Sports Medicine, una branca della medicina che si occupa dello sport, dell’esercizio fisico e delle patologie a essi correlate.
Ci sono delle articolazioni, infatti, che sono più soggette a traumi a seconda dello sport praticato. La pallacanestro, per esempio, ha una percentuale altissima di lesioni alla caviglia, molto soggetta a patologie traumatiche ma di scarso interesse chirurgico perché la riparazione il più delle volte è naturale; nel calcio e nello sci, invece, sono frequenti le lesioni al ginocchio; nel rugby le lesioni più frequenti sono quelle agli arti superiori, in particolare lussazioni di spalla e fratture della clavicola per traumi diretti. Nel tennis e nella pallavolo, invece, vi sono infortuni diversi, non di origine traumatica, ma da overuse (sovrautilizzo articolare, ndr): il gesto atletico, magari non ben eseguito, ripetuto nel tempo produce questo tipo di lesioni.
Ho maturato negli anni una significativa esperienza anche nella gestione della patologia traumatica del femore: i pazienti anziani che vanno incontro a questo tipo di frattura, infatti, devono essere operati entro le 48 ore perché questo riduce statisticamente la loro mortalità. Proprio per essere ancor più tempestivi, all’interno dell’Unità Operativa che coordino, abbiamo attivato il fast track non sul trauma ma sulla chirurgia protesica, un nuovo approccio al paziente e alla cura che consiste nel limitare allo stretto indispensabile il soggiorno del paziente in ospedale.
Il paziente che si è sottoposto a un intervento di protesi d’anca viene operato e in giornata già cammina: questo perché meno resta a letto e minori sono le probabilità d’infezione. Quando il paziente riesce a uscire dal letto e a riprendere le comuni mansioni quotidiane, ottiene un miglioramento enorme.
È ovvio che, al di là dell’aspetto chirurgico che deve essere di alto livello e mininvasivo, ci deve essere un reparto di riabilitazione disponibile, ci devono essere i fisioterapisti la sera o la mattina stessa dell’intervento, così come gli infermieri che garantiscono assistenza continuativa.
“Per un medico i ricordi sono buoni non tanto per un intervento chirurgico riuscito quanto piuttosto per una diagnosi corretta. Capire cosa determina dolore in un paziente, a dispetto di altri colleghi che non lo hanno intuito, è qualcosa di estremamente gratificante. Lo straordinario atto chirurgico in sé è un evento estremamente eccezionale: ormai facciamo protesi combinate, ginocchio destro e sinistro sullo stesso paziente, ginocchio e anca sullo stesso paziente e nella stessa seduta. Cose divenute ormai routinarie e dall'esito positivamente scontato”